Probabilmente l’ho già detto altre volte, ma ripeterlo non fa mai male: la Sicilia è una terra ricchissima di tesori di inestimabile bellezza, molti dei quali sono sconosciuti non soltanto al mondo intero ma persino agli stessi siciliani. Se per esempio vi dico “Morgantina” che cosa vi viene in mente? Probabilmente qualcuno di voi avrà capito di cosa sto parlando, ma sono sicura che la maggior parte di voi non ne abbia la più pallida idea. Morgantina rappresenta il caso emblematico per eccellenza: da un lato abbiamo una città citata in molti fonti storiche, indubbiamente molto ricca (e ce lo dice sia la sua collocazione geografica sia la ricchezza dei reperti archeologici qui ritrovati); di contro abbiamo un sito inspiegabilmente quasi del tutto ignorato dai più, e diventato famoso più che altro per le vicende giudiziarie che hanno riportato a casa preziosi reperti trafugati illegalmente.
Ma andiamo con ordine. Ecco cosa troverai in questo articolo:
- L’area archeologica di Morgantina
- Il museo di Aidone
- Demetra, Persefone e Ade
- Gli acroliti di Demetra e Kore
- La Dea di Morgantina
- La testa di Ade
- Come visitare Morgantina
L’area archeologica di Morgantina
Siamo in provincia di Enna, nell’entroterra siciliano, a 15 km da Piazza Armerina e a 30 km dal lago di Pergusa. Una zona dai terreni particolarmente fertili che per millenni, e fino a qualche decennio fa, era quasi interamente coltivata a grano, tanto da essere soprannominata “il granaio della Sicilia”. Non è quindi difficile intuire che sia stata una zona molto ambita per la costruzione di una città, soprattutto in un’epoca in cui l’agricoltura era la vera fonte di sostentamento delle comunità.
E infatti le prime testimonianze di insediamenti risalgono intorno al 2.100 – 1.600 a.C., con la costruzione di un villaggio preistorico fatto di capanne che si ingrandì con l’arrivo dei Siculi prima e poi con quello dei Greci a partire dal VII secolo a.C. È una città che ha alternato momenti di grande prosperità a momenti di distruzione, a causa delle guerre tra Greci e Cartaginesi e delle continue alleanze che si venivano a formare in Sicilia nel tentativo (che poi risultò vano) di creare un potere egemonico sull’isola. Cosa che poi riuscì solo con l’arrivo dei Romani. La città venne poi abbandonata intorno al 30 a.C., proprio in epoca romana.
Al di là delle travagliate vicende storiche, quello che oggi ci rimane di Morgantina è il suo bellissimo Parco Archeologico, riportato alla luce nel 1955 e ancora oggi oggetto di scavi. Che cosa troviamo nel Parco Srcheologico di Morgantina? Ci rimangono i resti di abitazioni, di edifici pubblici, edifici termali e il teatro (ancora oggi utilizzato per spettacoli). E soprattutto ci rimangono i numerosi reperti archeologici che si possono trovare e ammirare al Museo di Aidone. Reperti importantissimi, che ci raccontano usanze, credenze, cultura, religione, stili artistici e tanto altro. Reperti che hanno davvero tanto da raccontare, soprattutto in tempi più recenti.
Il museo di Aidone
A 3 km dall’area archeologica di Morgantina si trova il Museo di Aidone, inaugurato nel 1984 e ospitato presso l’ex convento dei Cappuccini. Al suo interno si trovano i reperti ritrovati nella zona che raccontano la storia degli insediamenti dall’età preistorica in poi. Tra le opere di maggiore prestigio ne spiccano 3: gli acroliti di Demetra e Kore; la Dea di Morgantina; la testa di Ade. 3 opere bellissime accomunate da un assurdo destino: tutte e 3 infatti sono state trafugate da scavi clandestini, esposte all’interno di prestigiosi musei e riportate a casa dopo alterne vicende giudiziarie. Ma al di là delle vicende giudiziarie, che tra poco vi racconterò, queste 3 statue raccontano un episodio della mitologia greca che ha un forte legame con la Sicilia, ovvero il rapimento di Persefone.
La storia di Demetra, Kore (o Persefone) e il rapimento di Ade
Demetra era la dea della terra, della fertilità, dell’agricoltura e del grano; Kore (o Persefone) era la sua adoratissima figlia. Diodoro Siculo ci racconta che le due dee erano molto venerate in Sicilia, a tal punto che Demetra donò all’isola il grano, che per la prima volta comparve sulla terra. E si narra che proprio in Sicilia, e più precisamente accanto al lago di Pergusa, avvenne il rapimento di Persefone, ad opera del dio degli inferi Ade, che prese con l’inganno la fanciulla portandola via alla madre.
Le 3 opere di cui ora vi parlerò, ci raccontano proprio questo forte legame con le 3 divinità.
Gli acroliti di Demetra e Kore
Che cosa sono gli acroliti? Si tratta di una particolare tecnica utilizzata per la rappresentazione di figure umane e divine, che consisteva nell’utilizzo di materiali differenti: le parti visibili, come testa, collo, mani e piedi, erano realizzate in marmo; le altre parti invece erano realizzate in legno, stoffa, pietre preziose e altro. Quella che vedete in foto è la ricostruzione di 2 acroliti, raffiguranti Demetra e Kore, di cui sono state ritrovate solo le parti del volto, delle mani e dei piedi. Gli acroliti di Morgantina sono i più antichi realizzati in Sicilia e sono stati ritrovati nel 1979 in seguito a scavi clandestini. La notizia cominciò a circolare, ci si mosse per recuperarle e studiarle, ma non si fece in tempo: le statue sparirono e di loro si perse ogni traccia.
Ma proprio quando ogni speranza sembrava perduta, nel 1986 vengono esposte al Paul Getty Museum di Malibù, in prestito da collezione privata, e riconosciute da uno degli archeologi che aveva seguito gli scavi a suo tempo. Partono così le indagini che cercano di dimostrare la loro provenienza e il loro trasporto illegale, oltre che a richiedere la restituzione. Le indagini vanno per le lunghe e solo nel 2009 le statue tornano in Sicilia ed esposte quindi al museo di Aidone.
Le statue sono indubbiamente di epoca arcaica e le mani chiuse fanno pensare che potessero tenere delle spighe di grano.
La Dea di Morgantina (o Venere di Morgantina)
Al centro della sala principale spicca una bellissima statua bianca, alta più di 2 metri, che raffigura una donna dalle raffinate fattezze. Si tratta della Dea di Morgantina, improrpiamente chiamata la Venere di Morgantina, realizzata con una particolare tecnica definita pseudo-acrolito: testa, collo, braccia e piedi sono realizzate in marmo, mentre la veste, con la ricostruzione del panneggio, è stata realizzata con la tipica pietra calcarea che si trova in questa zona. Molto probabilmente rappresenta Kore, figlia di Demetra; secondo altri potrebbe essere invece la stessa Demetra.
Ma anche questa statua è stata trafugata in seguito a scavi clandestini. Agli inizi degli anni ’80 arriva senza nessun ostacolo in Svizzera per poi essere rivenduta, in seguito a trattative, al Paul Getty Museum. Lì è stata esposta per anni, col nome di Venere. La vicenda giudiziaria è stata piuttosto lunga e complessa, ma quando si è appurato che il calcare con cui era stata realizzata era di provenienza di Morgantina, non c’è stato più nulla da fare. La Dea di Morgantina è stata restituita nel 2011.
La testa di Ade
Una bellissima e delicata testa di uomo, realizzata in terracotta e poi successivamente colorata, è il terzo più importante reperto che possiamo ammirare al museo di Aidone. Anche questa testa è stata trafugata da scavatori clandestini e anche questa, come le precedenti opere, è stata esposta al Paul Getty Museum di Malibù. Come è stata riconosciuta? Semplice: tramite un ricciolo di barba blu.
La barba blu era tipica delle creature dell’oltre tomba e questa statua, inizialmente scambiata per Zeus, ha un ricciolo mancante. Esattamente lo stesso ricciolo che era stato ritrovato a Morgantina molti anni prima e che combacia perfettamente. La testa di Ade è stata restituita nel 2016 ed è così finalmente tornata a casa.
Come visitare Morgantina
Morgantina si trova nel core della Sicilia, pochi km da Piazza Armerina. E’ possibile visitarla sia con un biglietto unico, sia in combinazione con la Villa del Casale di Piazza Armerina e il Museo di Aidone.
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