Lo street food a Palermo è una cosa sacra, guai a chi ce lo tocca. Si tratta di pietanze fortemente radicate nella nostra tradizione culinaria, che mangiamo praticamente da sempre, sin da bambini, preparate sia dalle mani sapienti delle nostre nonne e mamme, sia gustate in giro per la città, tra i numerosi chioschetti e locali che si trovano dappertutto.
Letteralmente è cibo da strada, ovvero cibo che compri e mangi per strada con le mani, senza bisogno di posate. Nasce nei mercati di Palermo, quando i mercanti venivano in città per fare affari e dovendo concludere tutto in giornata non avevano tempo per sedersi in un ristorante o una locanda.
Figlio di mescolanze multietniche che si tramandano da generazioni e dell’arte di arrangiarsi, lo street food palermitano da qualche anno ha conquistato anche i palati di chi a Palermo (e in Sicilia in generale) non ci vive. Nel 2013 infatti Palermo è stata eletta capitale europea dello street food, mentre a livello mondiale detiene il 5° posto. Un piazzamento del tutto ragguardevole che premia una cucina molto variegata, capace di soddisfare tutti i palati e che ha un costo molto accessibile. Di una cosa potete stare certi: a Palermo non morirete mai di fame!
In questo articolo vi parlerò di alcune delle pietanze più famose e apprezzate dello street food a Palermo: si tratta di pietanze da me mangiate più e più volte e che non potete esimervi dal provare se vi trovate da queste parti: altrimenti non potrete dire di essere mai stati a Palermo!
Pani ca’ meusa
Tradotto in italiano sarebbe pane con la milza, anche se in realtà il contenuto non è solo milza. Come avrete intuito anche dalla foto, si tratta di un panino ripieno di interiora, tipico di Palermo, da gustare a tutte le ore del giorno (e anche della sera). Le interiora bovine (milza, polmone, trachea e cartilagini) vengono preventivamente bollite, poi fritte nello strutto, adagiate sul panino e poi terminate o con una spruzzata di limone ( pani ca meusa schiettu) o con una spolverata di formaggio (pani ca meusa maritatu). Il panino solitamente è una pagnotta tonda oppure una mafaldina.
Molti storcono il naso di fronte alle interiora, ma vi posso assicurare che ne vale assolutamente la pena.
COSTO MEDIO: € 2,50 / 3,00
DOVE MNGIARE IL PANE CON LA MILZA: il mio preferito è quello Da Rocky, alla Vucciria. Molto buono anche quello di Nino u ballerino, Franco u vastiddaru e la Focacceria S. Francesco.
Arancina
La premessa è doverosa: a Palermo chiamatela arancina. Se lo chiamate arancino ci offendete, perché da sempre c’è una diatriba con Catania che molto probabilmente non si risolverà mai.
Ma a prescindere dal nome, che cosa è veramente l’arancina? Questa pallina di riso, dalle proporzioni abbastanza consistenti e adatte a stomaci capienti, viene fritta in olio bollente, croccante all’esterno e morbida all’interno, da gustare rigorosamente calda appena fatta. Da tradizione i gusti sono 2: a carne, ovvero ripiena di un ragù di carne e piselli; a burro, ovvero ripiena di mozzarella filante e prosciutto. Ai gusti classici da anni si sono aggiunte numerosissime varianti, forse poco apprezzate dai purasti ma molto amate dai turisti e da chi ha voglia di sperimentare.
L’arancina si può mangiare sempre, in ogni periodo dell’anno. A Palermo è tradizione mangiarla soprattutto il 13 dicembre, per ricordare la sconfitta della carestia per intercessione di Santa Lucia.
COSTO MEDIO: € 2,50 / 3,00
DOVE MANGIARE L’ARANCINA A PALERMO: premesso che la mia preferita è quella fatta in casa, quando sono fuori mi piace soprattutto quella di Sfrigola, in centro storico a Palermo. Se siete dei veri mangioni non potete perdervi l’arancina bomba del Bar Touring, dalle proporzioni smisurate.
Pane panelle e crocché
E’ lo spuntino dei palermitani, da gustare a metà mattina o durante un pranzo veloce. E che importanza ha se la carta che lo avvolge spesso trasuda dell’olio di frittura? Quello che conta è che ad ogni assaggio, morso dopo morso, questa pietanza così semplice sprigiona tutti i suoi sapori. Le panelle, ovvero frittelle di farina di ceci, cotte in abbondante olio bollente, che spesso si accompagnano alle crocché, ovvero crocchette di patate anche esse fritte. Si trovano in tantissimi chioschetti, oltre ad essere servite come antipasto per la pizza.
COSTO: € 1,50 / 2,50
Sfincione
Se i napoletani hanno la pizza, noi abbiamo lo sfincione, che con il noto piatto simbolo della cucina italiana condivide alcuni elementi. A cominciare dall’impasto lievitato, moto più alto e consistente della pizza. Sopra troviamo pomodoro, acciughe, cacio cavallo, pangrattato e origano. Era il pane delle feste, oggi lo si trova in tutti i panifici e per strada, venduto dai numerosi ambulanti che girano per la città. Come capire quando sono in zona? Lo capirete da soli, quando il grido “E’ bellu cavuru e bellu vieru, chi ciavuru!” risveglierà i vostri sensi.
Le stigghiola
Non esiste una scampagnata, che sia Pasquetta, 1 maggio, 25 aprile o qualunque altra ricorrenza, che si concluda senza le stigghiola (letteralmente intraducibili, e non chiamatele le stigliola, perché è un termine che non esiste e non ha ragione di esistere), ovvero budella di agnello o capretto arrostite e condite con cipollotti, limoni, sale e pepe. Se volete gustarle non dovete fare altro che seguire l’intenso odore di carne arrosto che si sente soprattutto a partire dal pomeriggio e che si spande per tutta la città. Lo stigghiolaro sarà ben felice di arrostirli al momento e servirli caldi caldi.
Hanno un gusto intenso, per veri intenditori. In alternativa potete orientarvi sui mangia e bevi, ovvero involtini di scalogno ricoperti di pancetta e arrostiti. Anche questi una delizia.
DOVE MANGIARE LE STIGGHIOLA A PALERMO: esistono vari punti in città dove poterli mangiare. Se siete in centro andate al mercato di Ballarò e seguite l’odore. Non potete sbagliare.
Il polpo bollito
Lo street food a Palermo non è solo frittura e cibi pesanti. Una delle pietanze più amate è u purpu vugghiuto (il polpo bollito) che si trova in moltissime bancarelle nelle zone di mare, come Mondello, Sferracavallo e Romagnolo. Da tradizione va servito solo con una spruzzatina di limone, ma è buono anche in insalata con olio, limone e prezzemolo. I più audaci mangiano di vero gusto anche il contenuto della testa.
DOVE MANGIARE IL POLPO BOLLITO: se siete in centro andate al mercato di Ballarò o alla Vucciria
Altro street food
Una menzione a parte va fatta per:
la rosticceria, che oltre alle classiche pizzette e calzoni, offre le già citate arancine, le rizzuole, gli spiedini, i crostini, i rollò con wurstel, le ravazzate, focacce, e molto altro ancora. Esiste anche la rosticceria mignon, in dimensioni ridotte. Di rosticcerie ce ne sono davvero tante, aperte anche fino a tarda notte;
la frittola, ottenuta friggendo i residui della lavorazione del lardo, e che vanno a condire i famosi panini col cimino (sesamo);
la quarume, un bollito misto di centopelli, ziniere, ventra e matruzza di manzo o vitello;
mussu e carcagnoli, ovvero cartilagini di muso e zampe del maiale, bolliti, tagliati a cubetti e serviti freddi con sale e limone;
la brioche con gelato, da non confondere con la classiche brioche che in tutta Italia viene servita per colazione assieme al cappuccino. Questa specie di panino morbidissimo, da noi chiamata broscia, trova il suo massimo splendore se servita ripiena di gelato, o come accompagnamento alla granita con panna.
Complimenti x l’iniziativa utile a chi cerca notizie, curiosità e informazioni.
Permettimi di precisare ad onor del vero che la brioche, la cui lavorazione è per nulla semplice e poco diffusa, è tale di nome e per ricetta di tradizione (normanna) francese e che quella a cui erroneamente viene attribuito il nome soprattutto al nord è il cornetto o croissant, che pur squisito e vario per farciture è differente per qualche ingrediente, lavorazione e utilizzo. per cui riformulerei le due frasi ” la classiche brioche che in tutta Italia viene servita per colazione assieme al cappuccino. Questa specie di panino morbidissimo, da noi chiamata broscia,” quanto al panino morbido ricordiamo il “semprefresco” prodotto da forno specilità unica siciliana che a tanti bimbi e ragazzini ha fatto compagnia nelle merende così come agli anziani desiderosi di pane morbido.
C’è già tanta superficialità in giro che applicata alle tradizioni ne provoca lo svuotamento e la perdita di senso, e mi sembra siano ben altri i tuoi obiettivi. Una pecca di noi siciliani è che non siamo pienamente consapevoli di ciò che siamo e abbiamo, diamo tutto “il ben di Dio” di cui godiamo e in cui viviamo” per scontato, dovremmo imparare da altri popoli italici che riescono a valorizzare anche il “fumo della candela” per così dire, con tanti fumosi, per l’appunto, giri di parole. Comunque queste mie riflessioni, credo condivisibili nascono dall’amarezza di vedere la nostra splendida regione bistrattata da noi stessi per primi. ti auguro buon proseguimento di lavoro
Buongiorno, già nell’articolo è stata fatta una distinzione netta tra la brioche siciliana e quella del resto d’Italia. Comunque, se ha notato, per alcuni prodotti esiste già una scheda più dettagliata, e presto saranno inserite schede anche per gli altri prodotti.
Grazie per il suo contributo.