S. Stefano Quisquina e l’Eremo di Santa Rosalia

Santa Rosalia a S. Stefano Quisquina

Nell’entroterra agrigentino, a circa 732 metri dal livello del mare, circondato dai bellissimi boschi dei monti sicani, si trova il paese di Santo Stefano Quisquina, divenuto famoso poiché la sua storia si è intrecciata con quella di Santa Rosalia.

STORIA DI SANTA ROSALIA

Nel XII secolo il paese di S. Stefano era di proprietà del ricco conte Sinibaldo il quale, secondo tradizione nobiliare, aveva promesso in sposa la giovane figlia Rosalia ad un ricco principe. Non aveva però tenuto in considerazione la volontà della figlia che non solo non intendeva sposarsi, ma al contrario desiderava iniziare un cammino di fede e di preghiera. La quattordicenne Rosalia, per sfuggire al suo destino, scappò di casa e si rifugiò nella piccola grotta del monte Quisquina. Questa grotta, situata a 1000 metri sul livello del mare, rappresenta un nascondiglio ideale: piccola, buia, umida, fredda, difficile da notare poiché ben nascosta dalla fitta boscaglia. Per accedere occorre passare da cunicoli molto stretti, e al suo interno si trovano delle piccole cellette dove la santa viveva e pregava. Riuscire a sopravvivere in questo luogo così ostile all’uomo non deve essere stato per nulla facile, ma questo ci fa capire quanto forte e sincera fosse la fede che animava Rosalia.

Qui Rosalia visse per 12 anni, tra il 1150 ed il 1162 fino a quando decise di tornare a Palermo. La sua storia fece il giro dell’isola e giunse alle orecchie della regina Margherita (moglie del re di Sicilia Guglielmo I) la quale, commossa dalla fede di questa giovane donna, le concesse di stare in un’altra grotta, presso il Monte Pellegrino a Palermo, dove continuò a vivere in preghiera e solitudine fino alla morte. Santa Rosalia diventerà poi la santa protettrice  del capoluogo siciliano.

La prova concreta di quanto fosse ben nascosta la grotta sul monte Quisquina ce la da la data in cui questa fu scoperta, ovvero nel 1624, ad opera di 2 muratori. In quel periodo la fama di Santa Rosalia era cresciuta in modo esponenziale, soprattutto dopo il famoso miracolo della peste.

Santa Rosalia S. Stefano Quisquina

Nel 1624 infatti la città di Palermo era stata messa in ginocchio da una terribile epidemia di peste che stava mietendo centinaia di vittime e rischiava di trasformare l’intera città in un enorme cimitero! E probabilmente sarebbe andata a finire così se non ci fosse stato l’intervento provvidenziale della Santuzza. Si narra che Rosalia apparve in sogno a Girolama Gatto, una donna gravemente malata e, indicandole il punto esatto sul monte Pellegrino in cui erano seppellite le sue ossa, le prometteva guarigione in caso di ritrovamento. Le ricerche iniziarono immediatamente, ed il 15 luglio del 1624 furono trovate le ossa esattamente dove la Santa le aveva indicate. All’euforia iniziale, di fronte a questo ritrovamento di così grande importanza, tuttavia  subentrò ben presto lo sconforto, causato dallo scetticismo della commissione di medici e teologi incaricati di esaminare i resti. Sembrava infatti che le ossa fossero appartenute e più persone e quindi l’attribuzione era piuttosto incerta.

Ma Santa Rosalia apparve nuovamente in sogno. Questa volta il fortunato fu Vincenzo Bonelli, un uomo che, rimasto vedovo, si era rifugiato sul Monte Pellegrino. Santa Rosalia disse all’uomo di andare dal vescovo, di non dubitare dell’autenticità delle sue ossa e di portarle in processione lungo le strade di Palermo, perché solo così avrebbe liberato la città dalla peste. E così, un caldo giorno di luglio, le reliquie di Santa Rosalia furono portate in processione e da quel momento Palermo fu liberata dall’epidemia.

Santa Rosalia è divenuta la santa protettrice di Palermo e tutti gli anni, il 15 di luglio, si ricorda e si festeggia quel giorno storico in cui un miracolo salvò la città.

IL SANTUARIO

Come è facile intuire il culto e la venerazione della santa si diffusero in modo esponenziale. Spinti dalla fede e dalla curiosità 2 muratori, che stavano lavorando sul monte Quisquina, decisero di mettersi alla ricerca della grotta e, dopo avere pattugliato minuziosamente tutta la zona, riuscirono nell’impresa. Da quel momento il numero di pellegrini non si contò più ed è per tale ragione che la curia decise di costruire un santuario.

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Fu costruito alla fine del 1600 accanto alla grotta, in stile barocco, e fu abbellito un secolo dopo grazie all’intervento dall’architetto e frate superiore Ignazio Traina. Furono innalzati gli altari in marmo dei fratelli Musca, furono chiamati i fratelli Manno per eseguire affreschi e tele, e lo scultore Filippo Pennino per realizzare la Statua di Santa Rosalia.

Di grande spessore è la statua della santa dietro l’altare, realizzata da un unico blocco di marmo nel 1774 da Filippo Pennino.

Purtroppo molti dei quadi dell’epoca sono stati rubati ed oggi sono stati sostituiti da altri quadri realizzati da artisti del luogo quali  Francesco Chillura, Alfonso Leto, Giuseppe Rizzo, Nino Giafaglione e Francesco Sarullo.

L’EREMO

Accanto al santuario e alla grotta si trova l’eremo di Santa Rosalia, fatto costruire dal mercante genovese Francesco Scassi, trasferitosi in Sicilia proprio in onore della santa..

Eremo di Santa Rosalia

Dopo aver fatto edificare la chiesa, delle cellette, una cucina ed una stalla, decide di ritirarsi e vivere qui con altri tre uomini: due genovesi e un abitante di Santo Stefano Quisquina. I quattro fonderanno una congregazione indipendente di frati devoti a Santa Rosalia che col tempo diventerà del tutto autosufficiente: il frantoio, il granaio, la calzoleria, la falegnameria e quant’altro si trova all’interno dell’Eremo.

Nel corso degli anni l’eremo diventa molto famoso e sono in parecchi a trasferirsi qui, anche per testare la propria fede in virtù di una possibile vita monastica. Sono in molti infatti a chiedere asilo presso l’eremo, anche malviventi che cercano rifugio dalla legge. E sono proprio questi personaggi che finiscono col minare l’integrità dell’eremo che nel 1928 vedrà sciolta definitivamente la congregazione. L’unico a rimanere è Fra’ Vincenzo il quale rimarrà fino al 1985, anno della sua morte.

Oggi l’Eremo è affidato ad un Commissario nominato dall’Assessorato Regionale agli Enti Locali, che l’ha a sua volta dato in gestione a La Pro Loco di Santo Stefano Quisquina. E’ possibile visitare l’eremo, la grotta ed il santuario con visite guidate molto interessanti, che mettono in luce tanti aspetti di una vita passata che ancora oggi lascia il segno.

Per informazioni più dettagliate vi consigliamo di visitare il sito ufficiale dell’eremo http://www.quisquina.com/

GUARDA LA FOTOGALLERY

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Foto di: Giusy Vaccaro, Massimiliano Severino

COME ARRIVARE

Il paese dista 28 km da Lercara Friddi, 16 km da Cammarata e 39 km da Ribera. Si raggiunge:

  • Da Palermo: dallo scorrimento veloce PA-AG, uscire e superare Lercara F.; giunti al bivio di Filaga seguire in direzione Agrigento.
  • Da Agrigento: dallo scorrimento veloce PA-AG, uscire e superare San Giovanni Gemini/Cammarata; si giunge a S. Stefano Quisquina dopo 20 minuti di strada panoramica.
  • Da Sciacca: uscire e superare Ribera e seguire per Bivona; superato anche quest’ultimo paese si giunge, dopo 7 km, a S. Stefano.

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Informazioni su Giusy Vaccaro 440 Articoli
Autrice del blog Io Amo La Sicilia. Nata e cresciuta a Palermo, amo la mia terra, nonostante le sue infinite contraddizioni.

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