Ci sono luoghi della nostra infanzia che in qualche modo diventano protagonisti di bellissimi momenti e che rimangono impressi nella nostra memoria nonostante gli anni che passano, nonostante la vita che si perde lungo altre strade del mondo, nonostante tutto. Uno di questi luoghi per me è il Castello di Campofelice di Roccella che si trova sul lungomare dell’omonima località a poco più di 50 km da Palermo.
Venivo spesso qui da bambina insieme alla mia famiglia. I miei zii avevano una villetta a 50 metri dalla spiaggia e le nostre domeniche d’estate trascorrevano così, tra bagni al mare, partite al pallone, pranzi pantagruelici attorno ad affollate tavolate, e quei lunghi pomeriggi durante i quali occorreva aspettare le fatidiche 3 ore prima di potere fare di nuovo il bagno. Un tempo infinito che bisognava impegnare in qualche maniera, per non cadere vittima della noia, magari facendo una passeggiata sulla spiaggia, a raccogliere conchiglie, a guadare il fiume e ad arrivare fino al castello. Già, il castello, questa enorme costruzione totalmente avvolta dal mistero e oramai ridotta a ruderi: nessuna indicazione, nessun riferimento, solo erba alta e qualche rifiuto sparso qua e là. Nella fantasia di bambini quel castello diventava protagonista di fantastiche avventure, di principi e principesse, di epiche battaglie e di fantasmi intrappolati tra le mura ed in cerca di pace.
Poi però si cresce, si fanno delle scelte, ci si allontana da certi luoghi e si finisce per dimenticarli. O almeno si ha l’illusione di averli dimenticati, perché basta poco per mettere in moto la macchina dei ricordi e risvegliare piacevoli sensazioni che sembravano perdute. A contribuire a tutto ciò una casuale ricerca sul web che mi ha portata dritta dritta al sito web del castello. Ebbene sì, il castello ha un sito web, e non è più abbandonato a se stesso. Nel 2008 infatti è stato acquistato dal comune e dal 2014, grazie all’associazione Roccamaris, vengono organizzati qui eventi e festival con l’intento di valorizzare questo bene per troppo tempo dimenticato.
Questa inaspettata notizia mi ha riempita di gioia ed ha riacceso la mia curiosità di bambina. Ho contattato l’associazione che si è subito resa disponibile e ci siamo messi d’accordo per una visita guidata.
Arrivo all’appuntamento con 7 minuti di ritardo. È strano, di solito arrivo sempre in anticipo, ma oggi mi sono persa. Qui le strade sono cambiate, non sono più quelle di un tempo. Ad accoglierci Domenica Barbera, presidentessa dell’associazione Roccamaris, che con grande passione ed amore per questo luogo mi svela tutti i “segreti” del castello.
Storia del Castello di Campofelice di Roccella
Il castello ha origini molto antiche, ed è stato un luogo fondamentale per la storia e per l’economia di tutta questa zona. Il geografo Edrisi, già nel 1139, parla di un piccolo casale in cima ad una rupe in una località che sembra corrispondere proprio all’attuale Campofelice di Roccella. Nel corso dei secoli il castello ha cambiato diversi proprietari ed anche destinazione d’uso. Nel 1218 viene concesso al Monastero di Montevergine per la costruzione di una chiesa dedicata alla Vergine Maria. Ma un territorio così fertile e in una zona così strategica attira molte attenzioni, soprattutto da parte della famiglia Ventimiglia, che nel 1385 ne diventa proprietaria e qui vi coltiva il grano.
Nel 1507 il castello passa alla famiglia Alliata che amplia i suoi possedimenti ed introduce prima la coltivazione della canna da zucchero e poi successivamente anche quella del riso. La produzione è molto redditizia: qui infatti lavorano moltissime persone ed i prodotti vengono esportati in Francia, Inghilterra e Fiandre. Gli Alliata rimangono proprietari fino alla metà del 1600, quando per problemi di varia natura perdono l’intero feudo. Da questo momento in poi il castello cambia diversi proprietari e nel 1708, il castello e la baronìa diventano proprietà di Antonio Marziani, Principe di Furnari.
Nel 2008 viene acquistato dal comune.
Il Castello di Campofelice di Roccella oggi
Il Castello di Campofelice di Roccella oggi non è più un luogo misterioso di cui non si sa praticamente nulla. Scoprire le sue origini non soltanto ha soddisfatto la mia curiosità infantile, ma mi ha fatto scoprire l’ennesimo luogo in Sicilia poco conosciuto ma ricchissimo di storia e di fascino.
Grazie a questa visita ho finalmente visto anche l’interno e sono salita in cima alla torre, dalla quale si ha una splendida vista a 360°: da una parte la spiaggia, con il mare che si perde fino all’orizzonte e tutta la costa che va da Termini Imerese fino a Cefalù; alle spalle tutta la vallata che si spinge fino ai piedi delle Madonie, dove oggi sorgono tantissime villette ma che un tempo era tutta campagna.
Scopro anche che la torre, a differenza di molte presenti sul territorio siciliano, non è nata come torre di avvistamento dei nemici, ma lo è diventata col tempo grazie appunto alla sua posizione strategica. Torre che tra l’altro è l’unico elemento oggi ancora visibile e rimasto intatto. Ma grazie ad un disegno di Tiburzio Spannocchi e da un acquarello di Camillo Camiliani possiamo vedere come era un tempo l’intero complesso del castello e dell’attiguo borgo medievale. Il nucleo abitativo del castello, che oramai non esiste più, ricorda molto il castello di Castelbuono, anche esso appartenuto alla famiglia Ventimiglia.
Oggi il castello è diventato location di festival e di eventi molto interessanti.
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Grazie per aver contribuito con la sua visita alla diffusione della conoscenza di questo scrigno di storia, per la quale si adoperano da anni anche i volontari dell’associazione Roccamaris, come atto d’amore verso la propria comunità nella ricerca della sua identità e crescita.
Grazie a voi per la vostra disponibilità. Mi auguro davvero che questo castello venga conosciuto ed apprezzato da più persone.
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