La Vecchia dell’Aceto: la vera storia di Giovanna Bonanno

Se vi dico il nome di Giovanna Bonanno, vi viene in mente qualcosa? Probabilmente no. Ma se invece vi dico “la Vecchia dell’Aceto”? Ecco che vi si apre un cassetto della memoria. Sì perché la storia di Giovanna Bonanno, divenuta famosa come la vecchia dell’aceto, è una delle storie più conosciute a Palermo. Si tratta di un caso giudiziario che ha fatto grande scalpore, una storia vera accaduta alla fine del ‘700 che è stata poi raccontata da Luigi Natoli nel suo omonimo romanzo.

Chi era la vecchia dell’aceto?


Siamo nel 1789 e Giovanna Bonanno è una donna oramai anziana, di 75 anni, vedova e mendicante, che per sostentarsi e sopravvivere ricorre alla magia. Realizza infatti una serie di fatture e filtri che propone a donne scontente della propria vita e dei propri matrimoni.  Un giorno, mentre si trova presso un aromatario (quello che oggi è il farmacista) assiste ad una scena del tutto casuale che le cambierà la vita.  Entra infatti una madre con in braccio una bambina che ha bevuto accidentalmente una pozione contro i pidocchi. L’aromatario le dà da bere abbondante olio d’oliva e la bambina si rimette in poco tempo.

Giovanna, che è una donna molto intelligente,  aguzza l’ingegno, compra una boccetta di questa lozione e la porta fuori, vicino al Bastione d’Ossuna, nei pressi del Palazzo Reale. Subito dopo prende un cane randagio, lo lega con una corda, gli dà da mangiare del pane inzuppato con questa pozione e se ne va. Torna dopo ore, trova il cane molto abbattuto, che ha vomitato il pane insieme a della schiuma biancastra. Ma il cane non mostra i chiari segnali di un avvelenamento, che sono bocca annerita e perdita del pelo, neppure dopo una seconda somministrazione di pane avvelenato. 

Giovanna allora comincia a spargere la voce di essere in possesso di un arcano liquore di aceto con il quale si possono risolvere le situazioni coniugali che sono complicate e conflittuali. Dice che le normali magie sono poco affidabili e servono solo a buttare denaro, mentre la sua pozione funziona. Non passa molto tempo prima che arrivino i primi clienti.

Chi erano i clienti della vecchia dell’aceto?


I clienti, o forse sarebbe meglio dire le clienti di Giovanna, erano per lo più  donne scontente dei mariti, donne malmaritate, con una vita coniugale difficile, fatta di povertà, di mariti che spendono il salario nelle taverne, di bambini da sfamare e  spesso di violenze. Queste donne avevano nella maggior parte dei casi relazioni extraconiugali,  un amante che le manteneva. 

Le clienti quindi acquistano l’arcano liquore e lo somministrano gradualmente ai mariti, i quali, ignari di tutto, e dopo atroci sofferenze, nel giro di 15 giorni muoiono.  Queste donne chiamano al capezzale i medici che non arrivano mai alla determinazione di un avvelenamento, e parlano di febbri gastrointestinali. 

Poco dopo la morte le donne si risposano.

Come viene scoperta la vecchia dell’aceto?


Ma tutto questo era destinato a finire prima o poi. Infatti la madre di una delle vittime, insospettita dall’improvvisa morte del figlio, si convince che questa è stata indotta attraverso la magia e ne parla prima con il prete e successivamente con la polizia. Polizia che organizza un falso acquisto dell’aceto e coglie così Giovanna in flagranza di reato.

Il processo


I giudici interpellano i medici che raccontano i sintomi presentati dai mariti poi defunti ed i rimedi che avevano tentato di utilizzare senza però ottenere alcun risultato. I medici poi  fanno lo stesso esperimento che Giovanna aveva fatto sui cani: prendono 2 cani, prendono la pozione dell’aromatario, e vedono che i cani alla prima razione vomitano, alla seconda pure e alla terza muoiono. Quindi si dimostra che l’aceto di Giovanna è quello usato per uccidere. Si ha l’arma del delitto e si può incriminare Giovanna.

Giovanna viene torturata, nega di avere fatto uso di magia (cosa che in realtà corrisponde al vero) e si dichiara innocente. Il tribunale dell’inquisizione, chiamato a giudicare Giovanna, in realtà non la accusa di stregoneria, non si parla di fattucchieria ma di avvelenamento. Viene condannata e impiccata il 14 luglio del 1789 ai Quattro Canti. 

Informazioni su Giusy Vaccaro 440 Articoli
Autrice del blog Io Amo La Sicilia. Nata e cresciuta a Palermo, amo la mia terra, nonostante le sue infinite contraddizioni.

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